« Il est très important de ne pas prendre de la ciguë pour du persil, mais nullement de croire ou de ne pas croire en Dieu. »
« È molto importante non confondere la cicuta col prezzemolo, ma credere o non credere in Dio non è affatto importante »
Così Denis Diderot, uno delle più eminenti personalità dell’Illuminismo, rispondeva alle accuse di ateismo e d’empietà mossegli dall’ambiente clericale e monarchico, che in più di un’occasione non mancarono di criticare la redazione della sua Encyclopédie.
Il filosofo francese, nella lettera inviata al suo amico e collega Voltaire, precisa che la ricerca dell’esistenza del divino, sia essa volta alla sua affermazione o negazione, non è di alcuna utilità per gli affari umani.
La citazione si impernia su due accostamenti suggestivi, che chiamano in causa l’aspetto pragmatico e quello teorico della conoscenza e del sapere.
Nel primo periodo della frase, Diderot osserva come è importante saper distinguere il prezzemolo dalla cicuta, poiché, qualora quest’ultima fosse ingerita, si avrebbero gravi danni intestinali.
Abbiamo, dunque, una potente sintesi del razionalismo scientifico che permea il pensiero illuminista.
La seconda parte presenta il giudizio (o meglio, il non-giudizio) riguardo l’utilità pratica della indagine su Dio: in quanto non verificabile, la ricerca di esso rappresenta una perdita di tempo per l’uomo e non deve essere perseguita.
Questo assunto è divenuto oggetto di forti critiche a causa della sua ambiguità: attenendosi al testo scritto, Diderot non nega l’esistenza di Dio (così come fa l’Ateismo), tantomeno si astiene dal giudizio sulla questione divina (posizione propria dell’Agnosticismo), bensì concettualizza un pensiero che lo accomuna alle posizioni filosofiche dell’apateismo e dell’ignosticismo, secondo cui la questione dell’esistenza di Dio non ha senso.
– Stefano Salatino
BIBLIOGRAFIA
– Wikiquote
– Jim Herrick, Against the Faith, London, Glover & Blair, 1985, p. 75