BANCO DI SAN GIORGIO, la prima banca pubblica

Il quattordicesimo secolo vide il dominio del Mar Mediteranneo da parte delle repubbliche marinare, tra le quali primeggiavano Venezia e Genova.
L’economia di entrambe si basava sul commercio dei prodotti locali, ad esempio il vetro e i tessuti, ma anche su quello dei prodotti che provenivano da Oriente e che in seguito erano rivenduti nel continente europeo.
Tuttavia due potenze con uguali interessi non potevano coesistere sulle stesse rotte commerciali e ciò porto a continui scontri tra le flotte genovesi e veneziane, che si risolsero nella guerra di Chioggia protattasi dal 1378 al 1381, l’anno in cui fu sancita la pace di Torino che pose fine al conflitto.
Il trattato che cessò le ostilità fu firmato per volontà di ambedue le parti ormai stanche e profondamente segnate dagli scontri armati.
Venezia, soprattuto grazie ad una solida organizzazione interna, nel giro di pochi anni seppe risorgere tornando a monopolizzare il commercio sull’ alto Adriatico.
Sorte inversa toccò alla rivale Genova che, anche a causa di lotte intestine di potere, dovette far fronte a ingenti indebitamenti e ad un imminente fallimento.

VIVE LA FRANCE!

Effige di Jean II Le Meingre con indosso l'armatura. Oltre che alle sue capciità organizzative, gli sono riconosciute anche ottime abilità militari.
Effige di Jean II Le Meingre con indosso l’armatura. Oltre che alle sue capacità organizzative, gli sono riconosciute anche ottime abilità militari

La repubblica genovese, che pur di evitare la bancarotta aveva accettato di ridursi ad un protettorato del re francese Carlo VI,  fu beneficiata dal provvidenziale arrivo del governatore tourangeau Jean II Le Meingre detto Boucicaut.
Grazie a lui Genova conobbe una netta ripresa sia sul piano bellico, con la conquista di nuove terre, sia su quello economico, dove le novità introdotte furono significanti.
Nel 1407 Boucicaut ottenne il consenso del Consiglio degli anziani, un’istituzione locale ormai priva di reali poteri, per mettere in atto la propria riforma economica.
E così nello stesso anno nacque la Casa delle Compere e dei Banchi di San Giorgio, quella che è riconosciuta come la prima moderna banca pubblica.

MECCANISMI DA OLIARE
La Repubblica di Genova poteva contare su una propria tradizione finanziaria ben consolidata a partire dall’inizio del primo millennio, infatti la città, avendo bisogno di capitali per conquistare il controllo dei mari, escogitò un metodo per ottenere i fondi necessari.
Il prestito all’epoca era proibito (si rischiava l’accusa di usura) e dunque per aggirare legalmente le norme giuridiche il comune di Genova istituì un contratto creditizio a medio-lungo termine con interessi a favore dei cittadini. Il prestito chiesto dallo Stato era esorbitante e per ottenere una adeguata cifra veniva invitato il popolo a sottoscrivere alcune cedole, secondo quello che è il procedimento delle odierne società per azioni (s.p.a).
Boucicaut, conscio di questo centenario modo di operare, decise di integrare tutti i precedenti istituti di credito genovesi presso il neonato Banco di San Giorgio, che avrebbe avuto il compito di riformare i debiti pubblici (le “compere”).

Facciata del Palazzo San Giorgio
Facciata di Palazzo San Giorgio

Il Banco aprì i battenti il 2 marzo 1408 presso il Palazzo di San Giorgio, che sarebbe stato la sua sede per quasi quattro secoli. Questo nuovo istituto di credito sottoscrisse un contratto a durata illimitata, stabilendo sin dall’inizio le proprie linee guida secondo le quali sarebbe rimasto in attività fino a quando i debiti del Comune di Genova non si fossero estinti.
Quando il nuovo esperimento finanziario fu varato, i creditori della Repubblica genovese si suddivisero in due blocchi: c’era una larga parte di essi che era diffidente nei confronti della riforma delle compere e che, dunque, preferì essere immediatamente rimborsata.
Invece coloro che vollero affidarsi al progetto dell’Ufficio di San Giorgio ( l’ente che gestiva il debito pubblico), accettarono di entrare a far parte di questo nuovo consorzio di creditori.
L’ufficio garantì agli azionisti un interesse del 7 percento qualora lo stato avesse riacquistato le quote ideali, che erano costituite da singole cedole dal valore nominale di 100 lire e che potevano essere vendute a terze persone.

VERSO PIÙ LARGHI ORIZZONTI
Oltre al ruolo di riformatore dell’economia statale, il Banco ottenne anche il permesso a svolgere un’attività bancaria di credito e beneficio non solo per i consorziati e per lo Stato, ma per chiunque ne avesse la necessità.

Una raffigurazione della città cipriota di Famagosta (Tratto dall'Atlante Civitatis orbis terrarum)
Una raffigurazione della città cipriota di Famagosta (Tratto dall’Atlante Civitatis orbis terrarum)

E fu così che iniziarono le prime sovvenzioni a beneficio di opere ecclesiastiche e non solo, con l’intento da parte dei gestori dell’Ufficio di far conoscere il proprio vessillo anche fuori dalla città.
Nell’anno 1445 il debito pubblico si attestò sugli otto milioni di lire, un’ottima cifra che rappresentava la buona riuscita del progetto di riforma.
Le attività bancarie furono sospese, ma solo ufficialmente, nel 1445, salvo poi essere riprese nel 1531.
Nel frattempo la Casa delle Compere continuava a fornire speciali garanzie allo Stato.
Il Comune di Genova non poteva sempre restitutire al proprio creditore l’ingente somma richiestagli e per questo ricorse nell’impegno di alcuni suoi territori sia oltremare sia sulla terraferma, come la Corsica, Famagosta e Ventimiglia.
Il Banco per la prima volta ottenne, oltre a quello finanziario, anche il controllo giudiziario e fiscale delle regioni che entrarono in suo possesso. Iniziò così uno stretto sodalizio con la popolazione locale che comportava anche le spese per la difesa delle città, per l’armamento degli eserciti e per la costruzione delle opere pubbliche. L’esperienza in questo tipo di gestione, che rendeva l’Ufficio di San Giorgio a tutti gli effetti un ente sovrano, non si dimostrò sufficiente e nel 1562 fu deciso di restituire tutte le terre alla Repubblica di San Giorgio.

AFFONDA CON LA BARCA
Parallelamente l’attività bancaria procedeva a gonfie vele, tanto che l’ingente volume di deposito portò alla creazione di ulteriori sportelli che inizialmente trattavano singolarmente monete specifiche o in oro o in argento. Queste suddivisoni erano dovute al mercato delle valùte che allora era instabile e che non garantiva agli investitori alcuna sicurezza.
Solo con lo stabilizzarsi del mercato monetario, nel 1675 l’Ufficio di San Giorgio aprì quattro banchi che gestivano indifferentemente una gamma prestabilite di monete.
In una Genova mai più veramente ripresasi dopo la drammatica crisi avuta a fine ‘400, solo le attività finanziarie ed economiche uscirono indenne da questo periodo e sopravvissero fino alla caduta della Repubblica di Genova, datata 1797.
La stessa Casa dovette porre fine al proprio monopolio con la nascita della nuova Repubblica Ligure prima, e con il dominio francese poi, quando Napoleone Bonaparte avviò un sistema politico di stampo centralistico e soppresse nel luglio del 1805 il Banco di San Giorgio, la cui liquidazione si protrarrà per un altro cinquantennio.

La Casa non fu un fenomeno circoscritto a se’, bensì la sua esperienza permise di aprire ulteriori banche in tutt’Italia e nel resto d’Europa, con particolare successo in Inghilterra.
All’economia genovese si devono moltissime novità a partire dal riordinamento del debito pubblico per finire con la riorganizzazione della contabilità aziendale, tutte innovazioni che, una volta raffinate, avrebbero fatto evolvere il mondo finanziario.
Da un punto di vista storico la Casa delle Compere e dei Banchi di San Giorgio è stato l’emblema della società genovese ed i suoi stretti legami con ogni singolo cittadino le permettono di essere ancora oggi un’importantissima testimonianza di quella che fu Genova, la “Superba”.

-di Stefano Salatino

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Bibliografia
– Professor Giuseppe Felloni; “profilo della Casa di San Giorgio”(consigliato)
– lacasadisangiorgio

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