I GIANNIZZERI, le guardie dell’Impero ottomano

ELOGIATI DA TUTTI GLI STRANIERI CHE SI RECAVANO A COSTANTINOPOLI, I GIANNIZZERI COSTITUIVANO IL FULCRO DELL’ESERCITO OTTOMANO E PROVVEDEVANO ALLA DIFESA PERSONALE DEL SULTANO.
ARTEFICI DEL CATTIVO E DEL BUONO TEMPO NEL «SUBLIME» REGNO , ESSI SONO RIMASTI IMPRESSI NEL COLLETTIVO OCCIDENTALE PER LA LORO AMBIGUITÀ, MISTA TRA FERREA DISCIPLINA E CONTINUA INSUBORDINAZIONE

snapcrab_noname_2017-1-7_23-39-44_no-00

 

«L’ordine giannizzero, il quale non è altro che un’imitazione della Phalange Macedonica. E pare che i turchi occupatori dell’Impero che fu del Magno Alessandro siano imitatori altresì della disciplina militare degli antichi Re di Macedonia.»
Così Nicolò de Nicolai del Delfinato, inviato dal re francese Enrico II in ambasciata presso Solimano il Magnifico,  descriveva, nel suo LE NAVIGATIONI ET VIAGGI NELLA TURCHIA, quei soldati che lo accolsero al suo arrivo.
Pur non condividendo la religione del «falso profeta Maometto»,  Nicolò rimase stupito dalla  grande forza  dei Giannizzeri  in battaglia.

LA CADUTA DI COSTANTINOPOLI
Il 29 maggio 1453 la città di Costantinopoli cadde sotto i bombardamenti dell’esercito ottomano, ponendo fine così al millenario Impero bizantino, e, storicamente, all’Impero romano d’Oriente.
Il sultano Maometto II entrò vittorioso in città, accompagnato dai suoi soldati, in numero di quasi 200mila effettivi.
Tra i reparti ottomani, vi figurava quello dei Giannizzeri, con appena un secolo di vita, ma già importante a tal punto da essere alle dirette dipendenze del sultano stesso  e da ricevere parte del bottino di guerra.

ESORDI DIFFICILI
Il primo nucleo giannizzero era costituito da mamelucchi (i prigionieri di guerra) e da cristiani convertiti alla causa islamica, presentando così caratteristiche non dissimili dai gruppi terroristici a noi contemporanei, la cui ideologia è impregnata di fanatismo islamico.
I Giannizzeri nacquero sotto il sultanato di Orhan I, che nel 1380 diede vita al devşirme, la selezione attraverso cui si prendevano i bambini cristiani delle aree balcaniche da sottoporre al duro addestramento giannizzero.

snapcrab_noname_2017-1-7_23-44-29_no-00

snapcrab_noname_2017-1-7_23-46-13_no-00Fu il suo successore, Murad I, a rinforzare questo reparto, assuefacendolo all’obbedienza.
Questi «Nuovi soldati» (significato del nome Giannizzero), data la loro origine servile e la natura di fanteria, non erano ben visti dal resto delle truppe tribali turche, per le quali il combattimento a piedi era poco onorevole (il cavallo, invece, rappresentava un simbolo di aristocrazia). 
Dello stesso avviso non furono i sultani che, desiderosi di porre ordine all’interno  delle proprie fila militare, decisero di creare il primo esercito regolare ottomano, costituito appunto dai Giannizzeri.

ASCESA
Inizialmente  formati da poco meno di mille unità, i Giannizzeri raggiunsero i 10mila durante la conquista di Costantinopoli nel 1453.
Il riconoscimento della loro superiorità da parte delle armate turche non tardò ad arrivare, e in tal modo essi divennero i principali addetti alla protezione del  sultano.
Murad II era riuscito nell’intento di creare un corpo leale e ben educato alle armi, quasi un esercito di automi per quanto si dimostravano obbedienti.
L’atteggiamento dei nobili turchi mutò considerevolmente, e ogni famiglia desiderava far entrare un proprio figlio all’interno delle fila giannizzere.
Molti furono i privilegi propri dei Giannizzeri, quali esenzione dalle tasse, i bottini di guerra e la pensione post-servizio militare.
Ma il costo del mantenimento di tale reparto aumentò ben presto, non tanto  dal punto di vista economico, quanto da quello istituzionale.
Gli storici occidentali che erano soliti recarsi a Costantinopoli, forti della loro conoscenza riguardo il mondo romano, ben presto presagirono quel che sarebbero state le conseguenze per il sultano nel servirsi dei Giannizzeri, in quanto avrebbe rischiato una situazione non dissimile da quello tra Imperatore e Guardie pretoriane.
snapcrab_noname_2017-1-7_23-45-54_no-00immagine3
DA SERVI A PADRONI
I presagi si rivelarono esatti, e le prime rivolte dei Giannizzeri non tardarono a manifestarsi, a partire dal 1449. Inizialmente con l’intento di ottenere un salario migliore, le proteste proseguirono e le aspettative divennero ben maggiori.
Per quanto i principi che succedevano al trono ottomano fossero avveduti, non sempre essi riuscirono a ridurre i Giannizzeri a completa obbedienza. E il primo a cadere sotto le velleità giannizzere fu il sultano Osman II, nel 1622, il quale progettò la costituzione di un altro corpo di protezione per  la propria persona, esclusivamente costituito da unità turche.
I Giannizzeri godevano di un forte potere decisionale al momento dell’insediamento del nuovo califfo, tanto che gli scritti di allora riportano una pratica barbaresca, secondo cui essi avrebbero dato il proprio  benestare alla successione dinastica, solo qualora il principe pretendente al trono avesse promesso loro che sarebbero stati liberi di continuare a saccheggiare i territori dei Giudei e dei Cristiani, l’alternativa alla guerra in tempi di pace.
Osman II individuò il pericolo che costituivano i Giannizzeri, oramai divenuti una casta chiusa sulla falsariga dei Templari, ma essi ordirono una congiura di palazzo, uccidendo il sultano.
Una ventina d’anni dopo spettò la stessa sorte al tirannico Ibrahim I.
CROCE E DELIZIA
Il XVI secolo fu un periodo di espansione per l’Impero ottomano, che si ritrovò ad affrontare per lo più nemici interni, tra cui figurava il conservatorismo dei Giannizzeri, legati ai propri privilegi, e inviati costantemente a combattere dai sultani con la speranza che fossero massacrati, una soluzione che non diede esito positivo.
Tuttavia, sotto il regno di Solimano il Magnifico (1520-1566), il loro impiego in battaglia permise di conquistare un elevato numero di territori, a partire dal resto della penisola anatolica fino all’Ungheria, passando dalle isole del Mediterraneo orientale e da quelle egee.
Il primo colpo all’immagine dell’Impero ottomano fu la sconfitta a Lepanto (1571) contro la Lega Santa guidata dall’Impero Spagnolo e dallo Stato Pontificio.
I Giannizzeri avevano in dotazione un armamento di qualità inferiore rispetto a quello avversario, poiché l’avanzata tecnologica europea proseguiva a grandi falcate.
D’altra parte, gli stessi Giannizzeri non permisero ai sultani di ammodernare l’esercito turco, arrivando perfino ad eliminare fisicamente i fanti cadetti che si addestravano nelle caserme istituite su esempio europeo.

VIENNA, TIRA CATTIVO VENTO
I sogni dell’espansione turca si infransero nella Battaglia di Vienna (luglio-settembre 1683).
Ancora una volta la Lega Santa (questa volta costituita da tedeschi, austriaci e polacchi, con vassalli provenienti dalla penisola italica) si presentava come il nemico da battere.
L’assedio della capitale austriaca (durato ben 2 mesi) si rivelò un fallimento per Mehmed IV.
snapcrab_noname_2017-1-7_23-51-1_no-00

L’esercito ottomano, guidato dal Gran Visir Kara Mustafa, si presentò allo scontro con molti attriti interni, che per l’ennesima volta videro in prima fila i Giannizzeri.
Questi ultimi, forti della loro esperienza militare, avrebbero preferito evitare tali scontri ma, una volta sul campo, invitarono ripetutamente a rinforzare il campo con bastioni e palizzate di legno, ma le loro richieste caddero nel vuoto.
Lo stesso Mustafa rappresentava una coalizione, quella ortodossa, contrapposta all’eterodossia giannizzera; una divisione che alimentò le divergenze tra di loro.
La goccia che fece traboccare il vaso (e perdere la battaglia) fu l’impiego della fanteria giannizzera ai piedi delle mura ancora ben salde: una mossa di Mustafa che lasciò il resto dell’esercito privato del reparto protettivo e vulnerabile ai colpi nemici.

 – Non deve sorprendere se il sultano Mehemet IV ricevette come regalo dal capo dei Giannizzeri la testa del Gran Visir Kara Mustafa in una scatola di velluto… –

VERSO IL TRAMONTO
In seguito alla disfatta di Vienna, il sultanato ottomano intraprese la via delle decadenza e le sconfitte si susseguirono, tra cui quelle patite nelle tre guerre russo-turche del XVIII secolo.
L’arretratezza tecnologica, dovuta alle ostilità
giannizzere, divenne irreparabile e i sultani decisero di emanare snapcrab_noname_2017-1-8_0-8-30_no-00alcune riforme in seno all’esercito.

snapcrab_noname_2017-1-8_0-8-52_no-00

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Fu così che il sultano Selim III, nel 1789, istituì il corpo  dei Nezam-i Cadid, cioè un reparto militare costruito su esempio europeo.
I cadetti venivano addestrati attraverso leva obbligatoria e non avrebbero goduto dei benefici propri dei Giannizzeri.
Il tentativo procedeva positivamente, pertanto Selim III cercò di far confluire il corpo giannizzero all’interno della nuova unità.
Un tentativo impossibile.
I due corpi coabitarono per qualche anno, ma la maggiore efficienza dei Nezam-i Cadid spinse i Giannizzeri a cercare nuove vie d’uscita.

CRISI DEL 1807-1808
Il pretesto per rovesciare Selim III si presentò con lo stravolgimento dello scacchiere europeo ad opera di Napoleone Bonaparte.
La campagna egizia del generale francese spinse il Gran Turco a stringere un’alleanza forzata con la Russia in ottica anti-francese, ma la successiva  vittoria napoleonica ai danni dei russi nel 1807 stravolse le carte in tavola: Napoleone obbligò lo zar Alessandro I a rompere l’alleanza con i turchi.
Come previsto dalla maggioranza della popolazione, i Giannizzeri detronizzarono Selim III in favore di suo cugino Mustafa IV.
Il Nezam-i Cadid rimase passivo dinanzi a questa situazione e i suoi ufficiali furono assassinati dai promotori del nuovo sultano, provocandone il  loro precoce scioglimento.
Un acceso sostenitore di Selim , Mustafa Bayrakdar, il pascià di Ruske, marciò su Costantinopoli  con un esercito di 40mila uomini.
I ribelli di Bayrakdar misero alle strette Mustafa IV e i suoi Giannizzeri, che decisero di uccidere l’incarcerato Selim.
Tuttavia, Bayrakdar riuscì a deporre e giustiziare Mustafa IV, assegnando il trono al fratello del defunto Selim, Mahmud II.

snapcrab_noname_2017-1-7_23-59-38_no-00TATTICA
Alla luce di quanto accaduto, Mahmud II intraprese una cauta politica, pur sapendo che il pericolo di un’ennesima rivolta dei Giannizzeri era dietro l’angolo.
Il corpo giannizzero contava ormai 200mila uomini, tra i quali pochi rispettavano la figura tipica di quel che secoli appresso fu la guardia reale.
I nuovi arrivati giungevano con l’obbiettivo di depredare e ottenere tutti i privilegi garantiti al corpo.
Il Califfo Mahmud iniziò a tessere le trame del suo piano: l’obiettivo era quello di provocare i Giannizzeri, istituendo un nuovo corpo militare su modello europeo che li avrebbe dovuti sostituire.
Dopo 20 anni passati a consolidare il potere, il sultano decise di agire.
VAKA-I HAYRIYE, SFORTUNATO INCIDENTE
Mahmud chiese espressamente ai capi giannizzeri di inviare i migliori elementi al nuovo esercito.
Come risposta ebbe una grande sollevazione e la conseguente  marcia verso il Palazzo reale Topkapi, evento che gli permise di forzare lo scioglimento dei rivoltosi.
E’ il 15 giugno 1826.
Per le strade di Costantinopoli si assiste ad una guerriglia urbana: le forze leali al sultano caricano i ribelli Giannizzeri, mentre la popolazione (che riserbava rancore a causa dei continui soprusi perpetrati ai suoi danni dalla guardia reale) aiuta la cavalleria a respingere i ribelli.
 
snapcrab_noname_2017-1-8_0-1-57_no-00I Giannizzeri si rifugiano nelle caserme per sfuggire alla rappresaglia, ma non riescono a mettersi in salvo.
Quel giorno periscono in migliaia, tutti i loro capi sono giustiziati, alcuni riescono a fuggire verso l’entroterra della penisola anatolica.
In un destino a doppio filo comune a quello delle Guardie pretoriane, i Giannizzeri cessano, dopo più di quattro secoli, di esistere.
CONSEGUENZE
Il sultano Mohamed poté iniziare il processo di ammodernamento tecnologico a lungo ostacolato dalla corrente reazionaria giannizzera.
L’Impero Ottomano, tuttavia, risentì della debolezza interna in ambito militare, pagandola, nel breve periodo, con il riconoscimento dell’indipendenza  greca avvenuta 3 anni dopo.

-di STEFANO SALATINO

 

BIBLIOGRAFIA
Consigliamo la lettura di :
– «
LE NAVIGATIONI ET VIAGGI NELLA TURCHIA» di Nicolò de Nicolay del Delfinato (reperibile sotto forma di ebook gratuito all’indirizzo
https://books.google.it/booksid=KrzWN2_YW6UC&dq=le+navigationi+e+viaggi+nicolo&hl=it&source=gbs_navlinks_s)

 





 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.