Mascotte Mundial – Primigenie dell’Azienda Calcio

Fantasmi, arance e burattini. Il primo marketing nel calcio e la nascita delle mascotte che ogni 4 anni ci accompagnano ai Mondiali.

Cos’è, o meglio, chi è una mascotte?

Nell’accezione originale del termine – dal provenzale Mascoto, diminutivo di strega -, la mascotte indicava un portafortuna per lo più inanimato. Col passare degli anni, questo termine è stato associato ad animali o persone che si pensava potessero avere un particolare potere talismanico. Al giorno d’oggi, la mascotte si è trasformata in un mezzo di promozione ed è utilizzata nei più svariati contesti, quali campagne elettorali, iniziative sociali e manifestazioni sportive.

Antropomorfismo simpatico

Sempre sorridenti, le mascotte dei Mondiali di Calcio sono disegnate dalle mani di abili fumettisti. D’altronde, esse sono le testimonial più iconiche del paese ospitante e il loro compito è quello di lanciare un messaggio di pace durante un evento di portata internazionale concepito come momento di unione e di tregua da crisi politiche e sociali. O di racchiudere le tradizioni di un Paese. O ancora, forse, di essere una fonte di guadagno.

La nascita dell’Azienda Calcio

Provate ad immaginare a quanto possa ammontare il valore della famiglia reale britannica intesa come un’azienda, una risorsa economica. Miliardi di sterline. Tutti noi conosciamo le fattezze della regina Elisabetta II, e sarebbe impossibile il contrario visto la quantità di gadget, stampe, banconote che, anche dopo la sua dipartita, la raffigurano e che probabilmente finiscono come souvenir nelle valige di ogni turista nella terra di Albione. Una vera macchina da soldi.
Questo ragionamento fu fatto proprio dall’Azienda Calcio, in un periodo che la vide alle prese con le prime consapevolezze derivate dal potere. A partire dal secondo dopoguerra, la FIFA – l’organo mondiale del calcio – poteva contare sulla custodia di una tradizione sportiva centenaria, costituita da riti ben consolidati e una storia già epica. Tutto ciò, abbinato al successo mediatico in continua espansione, spinse il calcio verso la sua prima commercializzazione. Così si affacciarono sulla scena il calciatore professionista, la diretta televisiva delle partite e le figurine Panini.

Musica, simboli e pupazzi.

Nel 1966, il Campionato Mondiale di Calcio per Nazionali, giunto alla sua ottava edizione, ebbe luogo in Inghilterra. Coincidenze volute o meno come la presidenza inglese della FIFA e il centenario della fondazione della Federazione calcistica inglese, la FA (1863), ne favorirono l’assegnazione al Paese in questione. A vincere l’allora Coppa Rimet furono proprio i padroni di casa che ebbero così modo di portare il trofeo nella patria del calcio.
Ma gli addetti ai lavori concepirono un progetto di natura commerciale che, nel lungo periodo, avrà un impatto più forte di qualsiasi partita giocata sul campo. Esso consisteva in un logo, un inno e una mascotte.

Willie!

Al Mondiale 1966, per la prima volta nella storia della manifestazione, FIFA e FA presentarono in sinergia un logo – dal dichiarato scopo commerciale – ed una canzone ufficiale, intitolata “World Cup Willie” (a destra) e interpretata da Lonnie Donegan, come accompagnamento alla nuova mascotte Willie.

Alla ricerca di un design vincente per sfruttare la visibilità mediatica della manifestazione, il comitato organizzatore del Mondiale si mise in contatto con la Walter Tuckwell & Associates, un’azienda specializzata in licenze del merchandising di personaggi. Qui vi lavorava come freelance Reg Hoye, un illustratore per bambini, che prese in gestione l’incarico. Dopo aver accantonato una serie di schizzi iniziali, quali un bulldog e alcune figure umane con il Bowler hat (la tipica bombetta inglese), nacque l’intuizione, nacque Willie.

Per ideare l’iconico leone con i capelli alla Beatles e l’Union Jack sulla maglia, Hoye prese spunto da un disegno di suo figlio Leo e in seguito affermò che Willie gli sembrava adatto “per mostrare al mondo che noi (inglesi) non siamo così impettiti come tutti pensano”.

THE ENGLISH JOB

Il leoncino spensierato cavalcò l’onda emotiva del popolo inglese che, gaudente per la vittoria del Mondiale di casa, desiderava possedere un pezzo di storia, un qualsiasi oggetto che facesse riferimento alla nazionale campione. Per gli organizzatori, che inizialmente previdero una spesa di 4 milioni di sterline per il merchandising con un guadagno finale per oltre 200mila sterline in royalties, fu un successo inaspettato, tant’è che aumentarono la produzione dell’oggettistica dopo sole due settimane dalla fine della competizione.


Tutt’oggi, il merchandising di Willie offre svariati cimeli (a destra) come portachiavi, pupazzi e vassoi da tè per un mercato dal valore di oltre 2 miliardi di dollari.

TUTTE LE MASCOTTE MUNDIAL

La grande fama ottenuta da Willie sdoganò l’utilizzo delle mascotte in ambito sportivo, in tutte le discipline. A partire dal 1966, tutte le successive edizioni del Mondiale di Calcio hanno avuto i propri personaggi immaginari come testimonial, creati con il cuore rivolto alle tradizioni del posto mentre il cervello ne valutava il potenziale economico. Talvolta, questo incrocio di necessità produce dei Mostri di Frankenstein il cui successo dipende ora dalla pura estetica, in altri casi invece dalla prestazione sportiva della nazione ospitante.

Di seguito, una carrellata di immagini con tutte le mascotte mundial, la loro storia e diversi aneddoti. Clicca sopra!

BIBLIOGRAFIA – LINKOGRAFIA
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