Grande Gelo del 1709 – L’Europa in ginocchio

Carri che attraversano laghi, navi bloccate dalla superficie ghiacciata del mare, pattinaggio sulla laguna. Uno scenario polare, ma in realtà siamo nel Vecchio Continente alle prese con il Grande Gelo del 1709.

Tra il 1645 e il 1715, l’Europa è attraversata da una variazione fredda nota come Minimo di Munder, per via della scarsa attività solare che la contraddistingue. L’anticiclone siberiano del 1709 fece il suo debutto annuale il 3 gennaio e colpì duramente l’Europa continentale, in compagnia di un amico mai visto prima: il Grande Gelo. La Scandinavia stessa si trovò impreparata di fronte a questo repentino calo di temperature. Ma a patire le maggiori sofferenze fu la Francia, come vedremo in seguito. 1-2

un nuovo antagonista

Nel 1709, la temperatura media invernale delle regioni colpite scese di oltre 20° (a destra). La ripresa fu lenta e graduale, con i colpi di coda del Grande Gelo che si sarebbero fatti sentire fino ad estate inoltrata. L’inverno del 1709 mantiene tutt’oggi il primato come inverno più gelido degli ultimi 600 anni in Europa.

L’uomo europeo era appena uscito dalla mortale forgia del diciassettesimo secolo, addestrato a fare i conti con i numeri dei morti per peste, guerra e povertà. Ma ai suoi occhi quello scossone climatico rappresentò una novità, tant’è che per trovare un precedente dobbiamo risalire all’inverno 1407-08, ben tre secoli addietro. Sbocciò così l’ennesima causa di futuri mali.

IL RE SOLE NON RISCALDA!

Abbiamo già accennato alla Francia come principale vittima del Grand Hiver. Per il Regno di Luigi XIV, la congiuntura storica non era delle migliori essendo impegnato nella logorante Guerra di Successione Spagnola (1701-1714), uno dei maggiori conflitti europei del XVIII secolo. Viste le gravose spese militari sostenute fino ad allora, il Re Sole imbastì una politica deflattiva che avrebbe dovuto scongiurare il default di Stato. Ma essa fallì causa gelo imprevisto e il Paese precipitò così nella crisi finanziaria del 1709.

I numeri furono impietosi. Tra gennaio e marzo di quell’anno perirono centomila persone per le conseguenze dirette del freddo. Le colture di grano devastate prima del raccolto furono sostituite discretamente da quelle di orzo, ma la carestia fece capolino causando malnutrizione e malattie per un totale di 450 mila morti nell’arco dei successivi quindici mesi. Lo storico Marcel Lachiver fa notare come la Francia abbia versato più sangue in questi due anni piuttosto che durante l’intera Seconda Guerra Mondiale 3.

Campagne o città, la scarsità di cibo non risparmiò nessuno. A tal proposito, vi è un aneddoto evocativo dell’allora affamata Parigi. La triste storia di una donna che rubò il pane da un forno e fu colta in flagranza di reato. Ella pianse miseria e supplicò per i suoi tre figli ai piedi del magistrato che avrebbe dovuta arrestarla; così, quest’ultimo le chiese di condurlo in casa sua. Una volta arrivati, il magistrato chiese al maggiore dei figli, rannicchiati in un angolo buio della bettola, dove si trovasse il padre. Il giovane indicò la porta di una camera. Quando l’ufficiale varcò la soglia della stanza, gli si presentò la macabra scena. L’uomo era lì. Impiccato alla soffitta. Tutto all’ordine del giorno6

QUI GENERALE INVERNO, MI AVETE CHIAMATO?

La portata continentale del Grande Gelo investì anche l’Europa Settentrionale. Il 1 gennaio 1708, re Carlo XII diede inizio all’invasione svedese della Russia di Pietro il Grande, nel contesto della Grande Guerra del Nord (1700 – 1721). Questa marcia fu l’antesignana delle spedizioni di Napoleone Bonaparte e di Adolf Hitler (Operazione Barbarossa) in territorio russo, soprattutto per il finale: disfatta dell’invasore e punto di svolta a suo sfavore nel conflitto in corso. Vincitore? Sempre lui, il Generale Inverno!

Quando la tattica della terra bruciata si miscelò con il sopraggiunto freddo siberiano del 1709, ciò permise ai difensori russi di possedere un’arma naturale e implacabile. Mentre quest’ultimi rimasero al sicuro negli accampamenti, l’esercito svedese non trovò dove ripararsi e proseguì il proprio cammino forzato. Così perirono per assideramento circa 14 mila soldati. Quasi quanti ne caddero in combattimento. L’eccidio operato dal Grande Gelo permise allo Zar Pietro di travolgere i nemici e trionfare nella decisiva battaglia di Poltava (8 luglio 1709), da cui ebbe inizio il declino dell’Impero di Svezia.

IL MITE MEDITERRANEO

Italia e Spagna, più in generale tutte le regioni che affacciano sul Mar Mediterraneo, sono le regioni che più risentirono dello sbalzo climatico. Il loro settore agricolo fu messo in ginocchio dal rigore invernale: gli alberi da frutto e le produzioni viticole e olivicole, il freddo non risparmiò alcuna coltura.

L’Italia Centro – Settentrionale fu stretta da una gelida morsa per l’intero mese di gennaio. Roma fu imbiancata da ben tredici nevicate e la temperatura della Pianura Padana si stabilizzò sui – 20°.

Il medico Giuseppe Cabiati ( … – 1714) documentò alcuni eventi particolari che interessarono la Lombardia. Il Po gelò completamente (es. a destra) e divenne carrabile, i vini conservati nelle cantine poco profonde di Milano si solidificarono e le carcasse di animali erano disseminate ovunque 4.

Una foto del Po ghiacciato, 1929

1709, STORIE DI…

Contemporanei che scrissero memorie, lettere e libri non poterono non fare riferimento al pazzo inverno che scombussolò il ciclo delle stagioni. La produzione scritta e iconografica dell’epoca è testimone di come il genere umano seppe dare, ancora una volta, prova di grande adattabilità alle intemperie.

Ad esempio, il quadro (a destra) del quasi coevo Gabriele Bella (1720 – 1799) raffigura una porzione ghiacciata della laguna di Venezia attraversata sui pattini dai cittadini. Una fredda bora tenne sotto scacco la città, che toccò i -17°. Il carattere triviale della scena mal s’addice a quanto raccontato fin’ora, ma si trattò pur sempre di un evento irripetibile!

Famiglia di vini Beaujolais prodotti con l’uva Gamay

In Francia il prezzo del vino quasi decuplicò. Motivo per cui il ripristino del settore fu una priorità. I viticoltori francesi sfruttarono la distruzione dei propri vitigni per sostituirli con altre varietà di qualità maggiore. Nella regione parigina si diffuse così la prestigiosa uva di tipo Gamay, mentre il robusto Melon di Bourgogne fu piantato presso la foce della Loira. La ripresa si rivelò rapida e inarrestabile 5.

Sopravvissuti

Lasciamo la conclusione di questo articolo ad una speciale cronista, Elisabetta Carlotta, detta Madame Palatine (1652-1722), che nelle lettere alla sorellastra Luisa riporta, “Diverse persone sono morte congelate nel Paese, e branchi di lupi commettono terribili massacri. Hanno divorato un corriere di Alençon e il suo cavallo…” 6.
1709. Tempo da lupi, è proprio il caso di dirlo!

BIBLIOGRAFIA – LINKOGRAFIA

  1. https://www.researchgate.net/publication/346391476_le_alpi_e_la_storia_del_clima_negli_ultimi_mille_anni
  2. https://www.researchgate.net/publication/357251047_L’hiver_1709_a_Vienne
  3. Croix Alain. Marcel Lachiver, Les années de misère. La famine au temps du Grand Roi. In: Revue d’histoire moderne et contemporaine, tome 39 N°2, Avril-juin 1992. pp. 333-335.
  4. Memorie della Pontificia accademia romana dei nuovi Lincei. (1912). Italia: Tipografia della pace di Filippo Cuggiani, pag.185
  5. Unwin, T. (2002). Storia del vino. Geografie, culture e miti dall’antichità ai giorni nostri. Italia: Donzelli.
  6. https://archive.org/details/lettersofmadamec02orluoft/page/22/mode/1up?ref=ol&view=theater – Lettere del 9 Febbraio e 2 Marzo 1709

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