NELSON MANDELA, amato e odiato

1 Luglio 2008, Washington, Casa Bianca. Il presidente statunitense George Bush trova sulla scrivania del suo ufficio un documento speciale: è la lista nera del terrorismo. Il suo sguardo scorre su nomi di organizzazioni sentiti più e più volte quali Hezbollah, Hamas, Al-Qaeda, fino ad arrivare al nominativo da cancellare, l’ANC, una formazione pseudopolitica con indirizzo di domicilio in Sudafrica, il cui capo è un certo Nelson Mandela. Sembra un paradosso, ma è così, il grande leader sudafricanosi era inimicato una delle più grandi superpotenze mondiali. In realtà il suo rapporto con il resto del mondo è ben più complicato rispetto a quello che i media ci propongono sul giornale o in televisione.

Funerale di Nelson Mandela. L'immagine che ritrae David Cameron, il primo minstro danese Helle Schmidt e Barack Obama in atteggiamenti scherzosi durante le esequie di Mandela ha attirato molte critiche per l'inopportunità del gesto.
Funerale di Nelson Mandela. L’immagine che ritrae David Cameron, il primo minstro danese Helle Schmidt e Barack Obama in atteggiamenti scherzosi durante le esequie di Mandela ha attirato molte critiche per l’inopportunità del gesto.


In seguito alla sua morte, avvenuta il 5 Dicembre, abbiamo assistito a un movimento planetario dove chiunque ha espresso messaggi di cordoglio in ricordo di quest’uomo sinonimo di pace, capace di sopravvivere a ben 26 anni di carcere e infine riuscire nell’obbiettivo prefissatosi da sempre, l’abolizione dell’Apartheid. Tra tutti i capi di Stato e primi ministri presenti alla celebrazione funebre di “Madiba” spiccavano il presidente statunitense Barack Obama e il primo ministro inglese David Cameron. I Paesi di questi ultimi, con l’aggiunta di Israele, hanno collaborato in più occasioni con gli “afrikaner” ( i sudafricani bianchi istitutori dell’Apartheid ) e spesso hanno lanciato violente accuse nei confronti di Mandela, senza tirarsi mai indietro. Perlomeno finchè il leone africano non fu insignito del premio Nobèl per la pace nel 1993, evento che ha sconvolto i suoi rapporti con l’estero, tanto che le accuse rivoltegli furono insabbiate con classe e i nemici divennero suoi alleati.

Presupponendo una visione imparziale della storia, anche lo stesso Mandela ha vissuto a lungo con i suoi scheletri nell’armadio, difficili da riesumare in quanto i vari mezzi di comunicazione hanno creato una visione perfetta di lui.
E’ stato un uomo di assoluto valore morale e dai grandi ideali, ma, come ogni essere umano, anche lui a volte ha perso il controllo della situazione.
Per poterlo paragonare a una figura come Gandhi, predicatore della non-violenza, manca proprio quest’ultima.
Coloro che hanno creato una visione idealizzata di Mandela, tanto da non voler sentire chi osa mettere in dubbio la sua santità, commettono lo stesso errore di chi elogiava Josif Stalin opposto ad Adolf Hitler o di Fidel Castro a fronte della dittatura di Fulgencio Batista.

Un poster affissato in città dai conservatori che invita ad impiccare Mandela e i componenti dell'ANC. Il clima ditensione che si respirava negli anni'80 portò alla creazione di molte fazioni estremiste e al compimento di vari attentati da ambedue le parti.
Un poster affissato in città dai conservatori che invita ad impiccare Mandela e i componenti dell’ANC. Il clima di tensione che si respirava negli anni’80 portò alla creazione di molte fazioni estremiste e al compimento di vari attentati da ambedue le parti.

Una volta finito il primo Apartheid, quello dei bianchi sui neri, ne è iniziato un secondo: si è passati da una minoranza che sopprimeva la maggioranza, ad una situazione inversa. Una situazione che riporta ben 3000 agricoltori bianchi assassinati da rivendicanti neri criminali e un calare della popolazione bianca in base ai dati del censimento ufficiale.
L’errore commesso da Mandela è stato quello, una volta salito alla presidenza, di aver perso il controllo dei leader del suo parito, l’ANC, i quali non hanno dimostrato la sua stessa integrità morale e hanno deciso di fare giustizia da se stessi, manifestando più volte la volontà di vendicarsi.

Nelson Mandela alza in segno di vittoria il braccio di Frederik de Klerk. Lo stesso Madiba non ha mai nascosto i meriti di de Klerk nel processo di lotta all'Apartheid.
Nelson Mandela alza in segno di vittoria il braccio di Frederik de Klerk. Lo stesso Madiba non ha mai nascosto i meriti di de Klerk nel processo di lotta all’Apartheid.

Nella sconfitta dell’Apartheid si tende a dimenticare il ruolo fondamentale giocato da Frederik de Klerk, l’allora presidente bianco sudafricano, che il grande pubblico ha accusato essere un burattino al servizio degli altri, fino a supporre che la sua decisione di aiutare Mandela nell’abolizione di questa politica di segregazione razziale sia stata influenzata da pressioni esterne e non dalla sua volontà.

Questo nuovo piano sociale per il Sudafrica rischia di rivelarsi un fallimento per le generazioni sudafricane future e quindi questo lieto fine preconfezionato maschera i reali problemi della nazione.
In piena linea con la propria integrità morale e con grande dimostrazione di coerenza, lo stesso Mandela ha affermato di aver collaborato in più di 150 atti di violenza sommaria, tutti con il fine di inviare un messaggio al governo dell’Apartheid. Tra questi atti terroristici ricordiamo il piazzamento di tre bombe a Durban e a Johannesburg che hanno avuto tragici esiti.

Attentato di Curch Street, Pretoria, 20 Maggio 1983. L'MK (ala militare sotto il comando di Mandela) è autrice di questo attentato dove muoiono 17 persone, per la maggior parte civil sia bianchi, che neri.
Attentato di Curch Street, Pretoria, 20 Maggio 1983. L’MK (ala militare sotto il comando di Mandela) è autrice di questo attentato dove muoiono 17 persone, per la maggior parte civili.

Il partito politico dell’ANC disponeva di un’ala militare ( il MK) che era l’esecutore materiale degli attentati e le sue azioni erano coordinate dallo stesso Madiba e da altri dieci comandati.
In un Paese dove tutto girava per il verso sbagliato, in una Nazione che non aveva mai posseduto una propria identità, l’unico mezzo con cui combattere la violenza era la violenza stessa, un modo di pensare ed agire che combacia perfettamente con il machiavellico “il fine giustifica i mezzi”.

 

Margaret Tatcher stringe la mano a Nelson Mandela.
Margaret Thatcher stringe la mano a Nelson Mandela.

Pesanti e fraintesi sono stati gli attacchi da parte dell’ex-presidente statunitense Ronald Reagan e dell’ex primo ministro inglese Margaret Thatcher che hanno accusato Nelson Mandela di essere un “comunista terrorista”. Parole che fanno discutere, infatti lo stesso leader sudafricano ha più volte dichiarato di essere socialista.
La Thatcher, più che rivolgersi al singolo leader sudafricano, si riferiva al suo partito, composto prevalentemente da uomini che combattevano non per la causa anti-razzista, ma solo per ottenere privilegi personali.
Proprio a causa di questa politica che, rispecchiando gli ideali socialisti, sipronunciava anti-capitalista , gli Stati Uniti d’America, la Gran Bretagna e Israele hanno proceduto, durante l’arco di tempo in cui Madiba era presidente, a interrompere ogni relazione commerciale ed economica con il Sudafrica.
L’ipocrisia di questi governi risiede proprio nell’appropriarsi di Mandela come loro simbolo di libertà e di lotta al razzismo, quando pochi anni prima lo consideravano un terrorista.

Nelson Mandela, uomo dalla grande umiltà, più e più volte ha dichiarato, in una visione a tratti minimizzante della sua stessa persona, di non voler stare sul piedistallo. La storia può soddisfare la sua richiesta: il suo più grande merito è stato quello di vincere l’ennesima battaglia per l’uguaglianza, tuttavia ci risulta impossibile paragonarlo a veri santi in terra quale lo è stato Gandhi, ma è più giusto metterlo accanto a personaggi come Martin Luther King e Che Guevara, grandi rivoluzionari e al contempo uomini comuni.

– di Stefano Salatino

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