No Smoking – La Guerra Nazista al Tabacco

Il governo del Terzo Reich fu il primo ad esporsi sui rischi correlati all’uso di tabacco. Come vedremo, questa nobiltà d’intenti muore lì dove alla semplice preoccupazione per la salute subentrano altri fattori di carattere pseudo-scientifico e politico.

La campagna antifumo nazista (1933-45) condotta sotto la supervisione del governo proseguì fino al termine della Seconda Guerra Mondiale con la disfatta del Terzo Reich. Il regime finanziò apposite ricerche scientifiche affinché dimostrassero il legame tra fumo e malattie cardiache o polmonari. Attraverso una massiccia divulgazione mediatica, fu imposto il divieto di fumare in spazi pubblici sia aperti che al chiuso. Tutti i tedeschi erano tenuti ad osservare questa disposizione. Non fumare come obbligo nazionalsocialista.

PAROLA alla medicina

L’aumento di malattie polmonari e cardiache tra la popolazione fu fonte di grande preoccupazione per l’amministrazione tedesca. Nella sezione ‘Costi’ del 1933, la voce ‘cure mediche per il cancro’ incideva sulle finanze del Reich per 15 milioni di marchi.

Da inizio Novecento gli Istituti di medicina universitari tedeschi impegnavano le proprie menti e risorse nella ricerca oncologica. Non deve quindi sorprendere che la Germania nazista sia stata la culla degli studi scientifici sul rapporto tra fumo e tumori maligni.

Eminenti dottori e scienziati si impegnarono in questo campo. Ad esempio Franz Hermann Müller (1880-1945), che nel 1939 è il primo medico ad individuare il fumo di tabacco come fattore più importante del carcinoma polmonare (publ. ‘Tabakmißbrauch und Lungencarcinom’).

Un’altra figura importante è Dietrich Eberhard Schairer (1907-96), specialista in ricerca oncologica e professore presso gli Istituti di Patologia dell’Università di Jena e di Tubinga. Ad inizio carriera il dottore ha una buffa intuizione. Si domanda perché gli spazzacamini corrano maggior pericolo di avere un tumore ai testicoli.

Dopo diversi esperimenti, trova una risposta. La colpa è degli idrocarburi policiclici aromatici, potenti composti organici inquinanti e cancerogeni rilasciati dalla combustione del legname. Essi sono presenti anche nei fumi di tabacco e derivati. Perciò Schairer svolge una serie di controlli epidemiologici sulla possibile relazione tra consumo di tabacco e cancro ai polmoni traendo le proprie conclusioni nel 1943.

Dietrich Eberhard Schairer

POTERE ALL’EUGENETICA

Ossessionata dalla teoria dell’igiene razziale, l’ideologia nazista non poteva accettare che la purezza della razza ariana fosse corrotta dal fumo, un veleno in grado di provocare infertilità, cancro e attacchi di cuore. Per questo si rivelò indispensabile avere tra le mani la dimostrazione scientifica che ‘il fumo fa male’. Una conclusione approvata da ricerche scientifiche, che supportasse gli infondati proclami dell’eugenetica nazista.

Così, nel biennio 1939-41, il lavoro dei professionisti sanitari tedeschi soggiacque ad una forte ingerenza da parte del governo. Che finanziò la creazione dell’Istituto Scientifico per la ricerca sui pericoli del tabacco (Tedesco: Wissenschaftliches Institut zur Erforschung der Tabakgefahren) affidandone la conduzione a Karl Astel, rettore dell’Università di Jena e ufficiale delle SS.

Il 5 aprile 1941, alla cerimonia di inaugurazione presenziarono i medici Hans Reiter e Leonardo Conti, rispettivamente l’addetto al controllo qualità degli esperimenti eugenetici nel campo di concentramento di Buchenwald e il presidente della Lega Tedesca dei Medici Nazisti.

Non mancarono i toni antisemiti. Johann von Leers, editore del quotidiano Nordische Welt, additò il ‘capitalismo ebreo‘ come primo e principale responsabile di aver importato in Europa il malcostume di consumare tabacco.

LA SOTTILE LINEA BIANCA

Come abbiamo avuto modo di vedere, il confine che separa scienza e politica è quasi inesistente nella Germania dell’epoca. Gli uomini di medicina summenzionati sono stati tutti impegnati a vario titolo nel programma di eugenetica promosso dal Reich o comunque inquadrati tra le fila del partito.

Fedeli sostenitori in vita dell’ideologia nazista, ne condivisero anche il destino. Karl Astel, uno dei primi membri del NSDAP, si suicidò il 4 aprile 1945 nel proprio ufficio d’ospedale. Leonardo Conti replicò il gesto del collega qualche mese più tardi. Gli altri furono accusati quali criminali di guerra e di conseguenza imprigionati dalle forze alleate.

HITLER E IL TABACCO

Prima di descrivere la campagna mediatica promossa dal regime nazista, è curioso conoscere la posizione del ‘grande capo‘ riguardo a fumare il tabacco.

Adolf Hitler lo disapprova in quanto rappresenta ‘la collera dell’Uomo Rosso contro l’Uomo Bianco, la vendetta per avergli dato il liquore’, riferendosi ai danni provocati dall’esportazione occidentale di alcol tra le popolazioni native americane.

Il Führer non omette di raccontare come egli stesso in gioventù fumasse 25-40 sigarette al giorno, prima di rendersi conto che comportavano un dispendio economico insostenibile. Così gettò l’ultimo pacchetto nel fiume Danubio a Vienna ripromettendosi di non toccarle mai più.

Paladino dei non-fumatori, Hitler si presta a dichiarazioni pubbliche in cui afferma che ‘la salvezza della Germania passa dalla fine del tabagismo’. Esterna anche in privato il disprezzo per la dipendenza da nicotina lamentandosi a più riprese del luogotenente Hermann Goering, che continua imperterrito a fumare in pubblico nonostante la campagna in atto.

gli esordi della campagna anti-tabacco

La macchina propagandistica del Reich si mette in moto lanciando un’aggressiva campagna antifumo. Il ‘dovere ad essere in salute’ coinvolge ogni livello della società tedesca. Normali cittadini e soldati, pubblici ufficiali ed esponenti di partito devono attenersi alle nuove indicazioni di partito.

Il movimento inizialmente si rivela un insuccesso. Tanto che il consumo pro capite annuale di sigarette in Germania raddoppia (490 nel 1930, 1022 nel 1940). Le letture pubbliche dei testi scientifici che attestano i danni del fumo non attecchiscono, soprattutto tra i più giovani.

Di certo non aiuta la cattiva pubblicità prodotta dai membri più in vista del partito che ostentano le ‘bionde’ in occasioni collettive, come il suddetto Goering. A tal proposito, il ministro della propaganda Joseph Goebbels, accanito fumatore, decise di limitarne l’uso agli ambienti domestici.

Per ovviare a queste difficoltà, vengono introdotte nel 1938 le prime sanzioni legali per chi non dovesse rispettare i divieti. Ad esempio, alcune carrozze sui treni sono trasformate in vagoni esclusivamente per non-fumatori, con una multa di due marchi per i trasgressori. Luoghi di lavori, ospedali, uffici postali e di governo si adeguano con eguali misure.

Forse grazie alla maggiore disciplina dei soldati, la campagna antifumo sembra riscuotere immediato successo negli ambienti militari. La Luftwaffe – aviazione militare tedesca – proibisce ai propri soldati di fumare nelle baracche, supportati dalla tesi medica secondo cui guidare ‘sotto l’influenza delle sigarette’ peggiora drasticamente le abilità e i riflessi dei piloti.

Il capo delle SS Heinrich Himmler stabilisce il divieto di fumare in servizio valido per tutti i poliziotti e gli ufficiali. Senza dimenticare il veto imposto dalla Kriegsmarine a bordo degli U-Boot, accordando ai marinai il permesso di fumare soltanto una volta che i sommergibili fossero riaffiorati in superficie.

guerra!

L’arrivo della guerra provocò un irrigidimento fondamentalista dei divieti antifumo. Durante il periodo bellico, il movimento anti-tabacco applica una serie di contromisure. Il coupon per la razione mensile di tabacco viene negato alle donne incinte; ai minori di 18 è vietato esibire le sigarette in pubblico; dalla primavera 1944 vige il divieto di fumare sui treni e bus di tutta la Germania.

Non mancano esigenze di carattere pratico. Diventa illegale fumare sul posto di lavoro per chi opera in ‘fabbriche sensibili al fuoco’, ad esempio lì dove si maneggia polvere da sparo o beni di prima necessità come il grano. Si registra il tentativo fallito di convertire secondo le esigenze belliche la produzione delle aziende manifatturiere di sigarette.

PROIBizionismo?

Il movimento anti-tabacco della Germania nazista, seppur supportato ai più alti livelli del partito e divenuto parte integrante della sua politica, non sfociò mai in ‘proibizionismo’. Nel 1937-38, gli introiti statali della vendita di tabacco ammontavano ad un miliardo di marchi. Un’entrata preziosa, difficilmente rinunciabile.

Tante misure dissuasive furono poste in atto, tra cui l’aumento delle tasse fino al doppio del valore iniziale. Ma il mercato delle sigarette rimase sempre florido, tanto da non lasciare spazio all’eventuale contrabbando.

obiettivo raggiunto (?)

Osservando i dati statistici, nel dopoguerra il consumo di sigarette pro capite in Germania diminuì drasticamente fin sotto i livelli del 1930, anno di inizio della campagna anti-tabacco nazista. Che essa abbia avuto successo? Non proprio.

La severa sconfitta mondiale e l’arrivo degli Statunitensi sconvolge l’intera economia tedesca. Un grosso volume di sigarette americane è esportato in Germania come parte del Piano Marshall. Il valore di una bionda a stelle e strisce ammonta a 5-7 marchi; in alcuni casi sono utilizzate come valuta contante. Ora sì. Il mercato nero può contare sul contrabbando di tabacco.

L’aumento dei costi assestò un duro colpo agli impoveriti fumatori tedeschi, costretti a tirare le poche sigarette a disposizione fino al mozzicone, fino all’ultimo schioppo.

CONCLUSIONE

Questo è un racconto della Storia. In cui le menti ideatrici e responsabili di perversi esperimenti genetici nei campi di sterminio sono le stesse ad aver progettato una campagna sociale come quella anti-tabacco, coincidente con i gusti morali ed etici della nostra società attuale.

Nessuna sorpresa dunque se prima d’oggi non avete mai sentito parlare di questa storia ‘salutare‘. Difatti, nel giudizio dei posteri difficilmente l’ombra di morte proiettata dell’ideologia nazista lascia spazio ad uno spiraglio di vita e di luce. Anche se in questo caso la sua parola d’ordine è NO SMOKING.

BIBLIOGRAFIA – LINKOGRAFIA

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