PITEA, un Greco nella terra di Tule

Se per molti il viaggio è sinonimo di piacere, invece per alcune persone è strettamente correlato ad esigenze di vario tipo, che possono essere di natura religiosa oppure economica.
Da sempre l’uomo si è spostato e si è avventurato in territori a lui sconosciuti per verificare l’esistenza di nuove rotte commerciali e di territori fertili dove abitare o per pura curiosità.
Quest’ultima, il desiderio di sapere, è definita come il “sesto senso” degli antichi e, all’epoca, di informazioni da scoprire e di conoscenze da approfondire ce n’erano in abbondanza.
Uno degli ambiti che offriva più punti di domanda era quello geografico, un termine coniato da Eratostene (III secolo a.C) per indicare le terre esplorate da Alessandro Magno.
I Greci sono stati la popolazione dell’antichità più prolifera nel settore delle esplorazioni, come ci viene riportato dagli abbondantissimi resoconti di viaggio, vissuti sia in prima persona, che appresi da racconti altrui.
Nonostante i loro grandi progressi, la carta del mondo conosciuto era lungi dall’essere completata e non tutte le scoperte venivano riconosciute come veritiere, anzi a volte erano persino rifiutate e ritenute false.

Queste due sculture ( di Auguste Ottin) rappresentano Pitea e Eutimene. Si trovano sulla facciata del Palais de la Bourse di Marsiglia.
Queste due sculture ( di Auguste Ottin) rappresentano Pitea e Eutimene. Si trovano sulla facciata del Palais de la Bourse di Marsiglia.

 

Lo sapeva bene Pitea, esploratore e geografo greco del IV secolo a.C. , che in vita dovette far fronte ai suoi contemporanei che lo accusavano di raccontare menzogne. Del resto, per gli uomini di allora, era poco credibile che qualcuno si fosse realmente avvicinato al circolo polare artico.
Nato presso Massalia (l’odierna Marsiglia), Pitea era un uomo ricco e istruito, che aveva avuto la fortuna di nascere in una delle colonie greche più attive del Mediterraneo occidentale.
Già da allora i Greci erano venuti in contatto con i Cartaginesi, rimanendo affascinati dagli oggetti che vendevano e dalla loro qualità. Per mantenere l’egemonia sul commercio mediterraneo c’era bisogno di scoprire quali fossero le fonti e i mercati dove i cartaginesi erano soliti fare rifornimento.
Nel V secolo a.C ci fu una prima ondata di ricerche, durante le quali si distinse il marsigliese Eutimene, che navigò lungo la costa atlantica dell’Africa. Il secolo successivo fu la volta di Pitea che, invece di seguire le orme del suo predecessore e concittadino, preferì salire verso Nord.
Il compito più difficile che dovettero sostenere entrambi i navigatori marsigliesi fu quello di oltrepassare le Colonne d’Ercole, che , oltre ai fantastici mostri e trombe marine, rappresentavano un vero ostacolo, in quanto sorvegliate attentamente dai cartaginesi.

Περὶ τοῦ Ὠκεανοῦ
Pitea si avventura nell’Atlantico settentrionale alla ricerca di nuove vie per il commercio di stagno e di ambra. Fonti successive vogliono che fu Alessandro Magno stesso a sostenere Pitea con i fondi economici necessari per il viaggio, anche se più interessato alle possibili novità culturali ed etnografiche, piuttosto che ai vantaggi prettamente economici.
Il resoconto dei suoi viaggi è scritto in due peripli ( letteralmente “circumnavigazione”) intitolati  “Sull’oceano” e “Il Periodo”, di cui ci sono giunti solo alcuni frammenti oppure testimonianze indirette, in quanto le opere originali andarono distrutte nell’incendio della Biblioteca di Alessandria nel 45 a.C..
La parte mancante non ci permette di conoscere come sia giunto in Cornovaglia: la prima ipotesi ci porta a pensare che abbia forzato il blocco cartaginese posto nello stretto di Gibiliterra costeggiando la costa spagnola in notturna, mentre una seconda propone l’attraversamento del fiume Rodano o Loira che gli abbia permesso di giungere presso lo stretto della Manica.

AI LIMITI DEL MONDO CONOSCIUTO

Particolare della Carta marina realizzata nel 1539 dall’umanista svedese Olao Magno. E’ raffigurata l’isola di Tule, nei secoli identificata con la Groenlandia, con l’Isalnda o con le isole Shetland.

 

Pitea è la prima fonte classica dove vengono menzionate le terre della Gran Bretagna, da lui chiamate Pretannikái Nésoi, nome da cui deriva quello attuale.
L’itinerario che percorse, gli permise di toccare moltissime terre come la Scozia, varie isolette ed una certa terra di Tule, definita come ”un’affascinante terra del ghiaccio”.
Dopo aver navigato a nord-ovest delle isole britanniche per sei giorni, giunge presso un’isola circondata dal mare ghiacciato, un evento mai visto prima d’allora da un uomo del Mediterraneo.
Molti storici sostengono che la sua isola di Tule sia un attuale tratto di costa norvegese e le notizie etnografiche che ci riporta sono abbastanza affidabili. Pitea descrisse un popolo che produceva in abbondanza miele e rimase particolarmente stupito dalle differenti tecnologie agricole, come ad esempio la lavorazione dei cereali.
Pur avendo superato l’emblematico limite delle Colonne d’Ercole, preferì non spingersi più oltre, poiché , come era comune nel pensiero greco, credeva che più a nord si estendesse un mare ghiacciato vietato agli uomini, che non ci potevano né camminare, né navigare a causa della presenza di mostri marini. Un finale che tentava di conciliare quello che poteva apparire un racconto immaginario con la mentalità dei suoi concittadini.
Infatti il prosieguo del viaggio fu in realtà interrotto dalla presenza di “polmoni di ghiaccio” , termine con cui alludeva ai ghiacciai e alla fitta nebbia, che impossibilitavano qualsiasi tentativo di spingersi oltre.

ONORE E GLORIA POSTUMI

Itinerario del viaggio di Pitea. Tratteggiato in giallo il suo possibile passaggio dallo stretto di Gibilterra, mentre in rosso è evidenziato l’attraversamento del Rodano o della Loira.

Sull’onda dell’entusiasmo per le nuove scoperte, Pitea decise di far ritorno in patria per raccontare a tutti questo viaggio al limite dell’incredibile. In questo caso gli si potrebbe rimproverare un pizzico di ingenuità, dato che tutte quelle novità, introdotte da un solo uomo in unico momento, hanno finito per essere scambiate come frutto della fantasia.
Paradossalmente, proprio grazie ai suoi detrattori ci sono pervenute testimonianze del suo racconto.
Il motivo che lo spinse a pubblicare la prima raccolta di memorie era soltanto uno: convincere i concittadini della veridicità dei suoi racconti. Molti, a partire da Polibio e da Strabone, lo accusarono di aver inventato un viaggio per attirare le attenzioni su di lui e i mercanti della città non lo finanziarono per ulteriori esplorazioni.
La disputa a distanza tra Strabone e Pitea si protrasse per quasi due millenni : il primo criticò aspramente l’esploratore greco su due osservazioni da lui riportate nel periplo, pur ritenendo giuste le sue informazioni sui costumi e sui prodotti delle varie popolazioni.
La prima cose che Strabone riteneva palesemente errato erano le coordinate delle principali città britanniche e galliche, senza mancare di contraddirle quasi tutte. Il primo punto è stato assegnato in favore di Pitea, poichè i geografi moderni ritengono che Strabone si sia ingannato, mentre il marsigliese abbia misurato le varie altitudini, longitudini e latitudini conducendo un lavoro perfetto per quanto era permesso dai mezzi dell’epoca.
Il secondo punto critico riguardava il moto lunare: infatti Pitea fu il primo greco a individuare un nesso tra il moto del satellite terrestre e il fenomeno delle maree. Anche su questo Strabone ebbe da ridire, salvo poi essere smentito dai dotti moderni che confermano ancora una volta la veridicità delle osservazioni piteiche.

Il pregio di un mondo governato dalle superstizioni e dalla diffidenza verso ciò che è sconosciuto, è quello che porta ogni cosa raccontata ad assumere una veste quasi mistica e fiabesca, una veste che dona alla narrazione quell’alone di mistero che può trasformare agli occhi del lettore ciò che è vero in falso, e viceversa.
Del resto a chi non farebbe scorrere un brivido lungo la schiena il solo pensiero di un ricco mercante greco che, vestito di una sola tunica leggera e con ai piedi un paio di sandali, affronta il clima rigido della gelida Scandinavia?
– di Stefano Salatino


BIBLIOGRAFIA
-Biografia universale antica, storia per vita in ordine alfabetico
-Larus, alla scoperta del mondo

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