Eponimi Leggendari – Le città italiane tra Mito e Storia

Eponimi leggendari. Eroi, divinità, personaggi mitologici. Secondo una tecnica encomiastica tipica della ‘storia delle fondazioni’, diverse città italiane affondano le proprie radici etimologiche in un passato mitico. Origini storicamente poco attendibili, ma non per questo meno straordinarie e didattiche!

Cos’è un eponimo? Questo termine indica un personaggio storico o mitico che dà il proprio nome ad una città, una stirpe, un oggetto, un movimento storico. Insomma, tutto ciò che può essere nominato è suscettibile di eponimia! Eccovi alcuni esempi: il Codice Morse (dal suo inventore Samuel Morse), l’America (dall’esploratore Amerigo Vespucci) e la bomba Molotov (eponimo sarcastico in ‘onore’ del politico russo Vjačeslav Molotov).

La maggior parte dei toponimi è correlata alle caratteristiche morfologiche del territorio oppure al mondo faunistico che li circonda. Perciò sono comuni le città che derivano il proprio nome da fiumi, animali, montagne, foreste e altro del genere.

Questa spiegazione critica è spesso accompagnata da una versione meno attendibile, che scomoda eroi leggendari, personaggi mitologici e divinità. E che in alcuni casi si rivela corretta. Spostandoci attraverso Storia e Mito, scopriamo insieme gli eponimi di alcune città italiane e le vicende dei loro personaggi.

ITALIA

Una terra di popoli che hanno forgiato miti e fatto la storia, spesso fondendoli insieme, non può che avere un eponimo leggendario. Da Italo, antico sovrano degli Enotri, vissuto sedici generazioni prima della guerra di Troia (circa 1250 aC). Ad occhio e croce, leggenda più leggenda… non azzardo una datazione!

Il toponimo Italia fu associato a Re Italo già in passato, come testimoniano alcuni scritti di Aristotele e Virgilio. Lo storico Antioco di Siracusa (460 aC – …) nomina gli Italioti, discendenti diretti degli Enotri, il cui popolo risiedeva nei territori dell’attuale Calabria. Chiamata non a caso Italia dagli antichi Greci.

Altre proposte etimologiche spiegano l’eponimo italico in quanto terra dei vitelli (i ‘vitalia’ citati da Varrone), di vulcani o del tramonto. A prescindere dall’origine, il nome Italia si è affermato pian piano attraverso i racconti e le poesie fino a denominare l’attuale nazione e il suo territorio.

ROMA

Un paragrafo spetta di diritto alla città eterna, Roma. Secondo la leggenda, fu fondata il 21 aprile 753 a.C. da Romolo dopo che egli ebbe ucciso il fratello gemello Remo, colpevole di aver oltrepassato il sacro confine con intenti bellici.

Il legame indissolubile tra Roma e il suo eroe eponimo non si limita al nome. I simboli di Romolo, figlio di Marte e Rea Silvia, sopravvivono tutt’oggi nella tradizione locale. Pensiamo alla lupa capitolina, ‘madre adottiva’ dei due fratelli; oppure al calendario romuleo in vigore dalla fondazione fino al 46 a.C. allorché fu sostituito da quello giuliano.
Per notare infine la coincidenza di Romolo Augustolo (461-511), l’ultimo imperatore romano d’Occidente che nel 476 pose fine ad una storia millenaria iniziata col suo omonimo.

La lupa che allatta Romolo e Remo

Ma come sempre, dove c’è leggenda c’è critica storica. Che boccia l’eponimo Romolo come improbabile, favorendo invece il greco ‘rhòme‘ e ‘rheo‘, rispettivamente ‘forza’ e ‘scorrere’, o ‘rumon‘, nome arcaico del Tevere, e ‘ruma‘, termine etrusco significante ‘mammella’ ad indicare il colle Palatino.

Sono tutte proposte accettabili, compresa quella del funzionario bizantino Giovanni Lido (490-557>): Roma da Amor, se letto al contrario

SIENA

Ancora una lupa, ancora dei fratelli. La fondazione di Siena segue a stretto giro le vicissitudini iniziali della capitale. Senio e Ascanio sono i figli gemelli di Remo che riparano in Etruria per sfuggire alla zio Romolo, desideroso di uccidere la prole del fratello.

Raggiunto un luogo sicuro, i due piazzano le insegne della lupa (tradotte nel simbolo cittadino, la ‘lupa senese‘) ponendo così le fondamenta della futura Siena. Così come il primo noma la città del Palio, il secondo è legato al vicino comune di Asciano.

Tuttavia, è più accettabile che il nome derivi dai Galli Senoni, popolazione celtica stanziata dal IV secolo a.C. in Centro Italia, o dal gentilizio etrusco Saina.

TARANTO

Il fondatore eponimo di Taranto è il semidio Taras, figlio di Poseidone e della ninfa Satyria.

È iconica la sua rappresentazione, nonché emblema di Taranto, nel mentre cavalca un delfino. L’animale che secondo la leggenda segnala a Taras il punto esatto dove erigere la città. E che lo sottrae alla vita terrena conducendolo tra gli eroi nel Regno degli Abissi.

Altri studi etimologici designano come eponimi il vicino fiume Tara (pur derivando il nome del corso d’acqua ugualmente da Taras) o il termine sanscrito ‘taranta-h‘, dal significato di ‘mare’.

CHIETI

Perché gli abitanti di Chieti si chiamano Teatini? Alzi la mano chi lo sa!

L’attuale centro sorge sull’area un tempo occupata da Teate, città fondata dalla popolazione italica dei Marrucini, poi ingranditasi durante la dominazione romana.

I racconti riportano che Achille, approdato sulle coste italiche dopo la Guerra di Troia, fondò il primo nucleo di Teate nel 1181 a.C.. Il nome fu da egli scelto in onore della madre, la ninfa Teti.

Una tradizione ben supportata dai locali, a partire da alcuni storici del ‘Seicento, tanto che l’eroe omerico è in risalto nello stemma del comune di Chieti.

MANTOVA

Mantova. Ancora una volta il racconto di un figlio che rende lustro imperituro alla propria genitrice. Una storia cantata dalla progenie di questa città, anzi, dal figliol prediletto: il poeta Virgilio, a cui Mantova diede i natali.

‘Ocno poscia venía, del tosco fiume
E di Manto indovina il chiaro figlio,
Che te, mia patria, eresse e che del nome
De la gran madre sua Mantua ti disse’
Virgilio, Eneide, Libro X, versi 307-10

Il semidio Ocno fondò la città di Mantua appellandola così in omaggio della madre, la profetessa Manto, a sua volta figlia dell’indovino Tiresia.

GAETA

De Caieta Discessu. Di nuovo Virgilio. Il settimo libro dell’Eneide si apre con la partenza di Enea da Gaeta, città costiera dell’attuale Lazio che deriva il nome da Caieta, nutrice del pio eroe.

Figura importante nel prosieguo del ciclo troiano, Caieta mette in risalto la pietà del protagonista. Ciò si evince dall’epitaffio scritto per lei da Enea, così come riportato da Ovidio “Qui giaccio io, Caieta. Sfuggita alle fiamme degli Argivi, il figlioccio mio famoso per la sua pietà, qui mi ha cremato con le meritate fiamme“.

Caieta al seguito di Enea fuggendo da Troia in fiamme

La macchina del mito non si ferma qui. Lo storico Diodoro Siculo propone un altro eponimo per Gaeta. Questa volta è chiamato in causa Aiete, figlio del Titano del sole Elios e padre di Medea, nonché fratello di Circe. La città di Gaeta dista poco più di quaranta chilometri dal Monte Circeo, leggendaria dimora della maga odisseica.

Coincidenze? Finché nessuno proporrà una recente interpretazione critica (e noiosa) di questi misteriosi toponimi, possiamo continuare il nostro viaggio fantastico!

FORLì

Nel caso di Forlì, la leggenda è illuminata da uno sprazzo di storia. L’attuale nome trae origine dal latino Forum Livii. Secondo la tradizione, il Livio in questione è Gaio Livio Salinatore, console romano realmente esistito nonché presunto fondatore della città nel 188 a.C..

La scomoda figura del padre Marco Livio Salinatore (254-204), trionfante nella seconda guerra illirica e mattatore di Asdrubale sul Metauro, è un duro metro di paragone per Gaio. Ma con la sua Forlì potrebbe aver trovato il modo di rimanere impresso nell’eternità!

La piazza centrale di Forlì

TRANI

La cittadina pugliese di Trani è contesa tra due personaggi eponimi: l’imperatore Traiano e il mitico Tirreno. Il secondo vince la sfida ai punti.

Non dobbiamo confonderci con quel principe di Lidia che presta il proprio nome al mar Tirreno e ai Tirreni, il nome con cui i Greci indicavano il popolo etrusco. Il nostro Tirreno è figlio di Diomede, eroe civilizzatore che si dice abbia fondato e colonizzato diverse città (Brindisi, Ancona, Benevento, Vasto sono alcune di esse). Oltre la leggenda, poche fonti storiche legittimano questo legame. Tra di esse, l’etnico Turnantini riportato da Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia pare possa riferirsi al nome originario di Turenum.

CROTONE

Crotone, tra le colonie più importanti della Magna Grecia, racconta una drammatica storia di amicizia. I protagonisti sono due eroi, i compagni Kroton ed il più famoso Eracle. Quest’ultimo, di ritorno dalla decima fatica, cerca ristoro per sé e per i buoi – un tempo – di Gerione ottenendo ospitalità presso le terre dell’amico.

La quiete è presto interrotta dal furto della mandria ad opera di Lacinio, suocero di Kroton. Il semidio si mette sulle tracce del ladro e lo stana in poco tempo. Ne nasce una colluttazione in cui Eracle, ingannato dall’oscurità, uccide per sbaglio Kroton, accorso prontamente in suo aiuto.

L’infaticabile Eracle erige allora un monumento funebre per l’amico e predice agli abitanti del posto le seguenti parole “Qui sorgerà una città che diverrà famosa con il nome del defunto“. L’oracolo sarà soddisfatto in epoca storica da Miscello di Ripe, per l’appunto fondatore di Crotone nel 712 a.C..

Dalla tragedia alla commedia, qualora vi dicessi che alcune fonti derivano il toponimo di Crotone dal crocidio, il verso molesto di alcuni volatili quali il corvo e l’airone.

Voi conoscete altri personaggi eponimi di città italiane?
Scriveteci i nomi nei commenti!

BIBLIOGRAFIA – LINKOGRAFIA

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