Il bombardamento dell’Abbazia di Montecassino è considerato uno dei più gravi errori strategici e militari della Seconda Guerra Mondiale. Soprattutto per il valore culturale e storico del millenario complesso religioso. Inizialmente designata sulle cartine militare come zona franca, l’Abbazia fu rasa al suolo da un pesante attacco aereo delle forze alleate.
Seconda Guerra Mondiale. È in atto la Campagna d’Italia (1943-45). Da metà gennaio 1944, le forze difensive tedesche ripiegano dietro la linea Gustav che separa la Penisola in due zone di influenza.
A nord la Repubblica Sociale Italiana, a sud gli Alleati la cui avanzata è rallentata dalle impervie appenniniche. Il fronte si sviluppa dal frusinate fino ad Ortona, sulla costa adriatica.In prima linea si trovano la città di Cassino (FR) e la sua millenaria Abbazia di Montecassino, fondata nel 530, ora trasformata in roccaforte difensiva dai tedeschi. Almeno secondo le supposizioni alleate.
IL BOMBARDAMENTO
La mattina del 15 febbraio, 244 velivoli sorvolano i cieli del Centro Sud. Destinazione Cassino. Ore 9.30, una formazione pesante di Boeing B-17, le ‘fortezze volanti’, scarica oltre 250 tonnellate di esplosivi sull’Abbazia.
Le prime 12 bombe lasciano già intendere il destino del complesso religioso. Ore 10.30, il secondo attacco viene operato da una flotta di B-25 Mitchell e B-26 Marauder, velivoli di medie dimensioni, che scaricano ulteriori 100 tonnellate di bombe. Obiettivo colpito, nessun fuoco di contraerea, nessuna perdita. L’attacco dai cieli è stato un successo.
Non resta che conquistare via terra la cima di Montecassino, ridotta ad un cumulo di macerie fumanti. Le divisioni neozelandesi e indiane sono incaricate di espletare questo compito. Un’operazione facile, se solo il generale tedesco Fridolin Von Senger non avesse occupato con i suoi soldati la vetta subito dopo il bombardamento, utilizzando i detriti dell’Abbazia come copertura difensiva. Una presa di posizione così salda che il 18 febbraio 1944 le truppe alleate sono costrette a ripiegare e arrendersi. L’attacco da terra è stato un fallimento.
E trascina con sé la valutazione del bombardamento aereo. Come si scoprirà in seguito, al momento dello sganciamento pesante nessuna truppa tedesca stanziava tra le mura dell’Abbazia. Bensì vi era un migliaio di contadini in cerca di riparo.
UN MATTONE NON VALE UNA VITA UMANA
In tanti, novelli ‘monuments man’, si disperano per strappare edifici o oggetti di valore culturale dalla distruttività della guerra. Le alte sfere di comando condividono questo sentimento (perlopiù a parole). Zone cerchiate di rosso sulle cartine militari ad indicarne la neutralità, come per l’Abbazia di Montecassino, e tacita intesa tra le due parti belligeranti che si affrontano nelle loro vicinanze.
‘Fair-play’, ‘save-the-building attitude’. Concetti impossibili da sorvolare soprattutto se si svolge una campagna militare in Italia, dove ogni scontro rischia di intaccarne l’inestimabile patrimonio storico-archeologico.
Non fu dello stesso avviso il tenente generale neozelandese Bernard Freyberg che col supporto di Harold Alexander, comandante in capo a tutte le forze alleate in Sud Italia, si erse come principale promotore dell’attacco dell’Abbazia di Montecassino.
SCUSATE IL MALINTESO
Freyberg sostenne che l’Abbazia fosse parte integrante del sistema difensivo allestito dai tedeschi sulla Linea Gustav. E che per tal motivo proteggesse le forze nemiche. Un obiettivo dunque di vitale importanza. Ma come faceva Freyberg ad esserne così convinto? Tutto ciò, forse, a causa di un malinteso.
L’Intelligence alleata intercetta una comunicazione tedesca, in cui un comandante domanda “Ist Abt in Kloster” – “C’è l’abate in Monastero?” ricevendo in risposta “Ja, in Kloster mit Monchen” – “Sì, è in Abbazia con i monaci”.
Le spie inglesi traducono erroneamente la parola ‘Abt’ scambiandola per ‘Abteil’ cioè ‘battaglione, unità’. Travisando così che il Quartier Generale dei tedeschi sia all’interno dell’Abbazia. Un’interpretazione errata, e non approfondita, che condurrà alla decisione di distruggere il complesso religioso.
CONSEGUENZE
La macchina della propaganda non tardò a mettersi in moto. Radio Berlino, non appena ricevette i video e le foto dell’Abbazia distrutta, ne diede notizia. Sfruttando l’occasione per punzecchiare il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt su come avrebbe giustificato una tale ‘empietà’ dinanzi al suo elettorato cattolico. D’altra parte, gli Alleati preferirono silenziare i commenti sull’accaduto, consapevoli di non aver ottenuto un risultato pratico. Anzi, di aver rimediato uno screditamento mondiale.
EPILOGO
Il silenzio terminò il 18 maggio successivo, quando i soldati del Secondo Corpo Polacco conquistarono l’Abbazia di Montecassino ponendo così fine alla lunga e sanguinosa Battaglia di Cassino. Pochi giorni dopo, il 4 giugno 1944, gli Alleati entrarono vittoriosi a Roma.
BIBLIOGRAFIA – LINKOGRAFIA
- Caddick-Adams, P. (2013). Monte Cassino: Ten Armies in Hell. Regno Unito: Oxford University Press.
- https://www.vaticannews.va/de/welt/news/2023-01/montecassino-benediktiner-abt-italien-kloster-papst-wahl-orden.html
- http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/doc.asp?id=029
- https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Cassino