Liber Paradisus – Quando Bologna abolì la Schiavitù

Liber Paradisus. ‘Paradiso Libero’ tradurrebbe un giovane studente alle prime armi con il latino. Un errore, sì, ma squisitamente grammaticale, perché il ‘Libro Paradiso’ racconta a tutti gli effetti una storia di Libertà, di abolizionismo della schiavitù. Protagonista è Bologna che ne recita la ‘prima’ sul palco dell’allora Europa medievale.

La società umana si è retta per millenni su un’istituzione economica: lo schiavismo. Finché nel Settecento il concetto di libertà promosso dal movimento illuminista non ne mise in crisi il meccanismo di funzionamento. Il secolo successivo vide le istanze teoriche degli Illuministi accolte e messe per iscritto grazie ai primi testi di legge che disponevano l’abolizione della schiavitù.

A tal proposito vi ricordo la Riforma emancipativa del 1861 con cui lo zar Alessandro II manifestò l’intenzione di abolire la servitù della gleba in Russia. Ancor prima si adoperarono Inghilterra e Stati Uniti d’America rispettivamente con lo Slave Trade Act (1807) e il Tredicesimo Emendamento della Costituzione (1865). Dichiarazioni intrise di belle parole, mai completamente tradotte nella pratica… Tant’è che parlare di sfruttamento, e non più di schiavitù, è una pillola addolcita dal Capitalismo.

Anche se la necessità di porre fine ad una condizione così umiliante come la schiavitù diviene un fenomeno universale a partire in età moderna, è possibile rintracciarne delle manifestazioni precorritrici. Tra cui la particolarità bolognese del XIII secolo.

BOLOGNA NEL XIII SECOLO

Come vedremo, l’abolizione della servitù a Bologna ha carattere locale. Eppure assume un rilievo di tutto rispetto se inserita nel giusto contesto. Non dobbiamo sottovalutare l’importanza politica de ‘La Dotta’ nello scacchiere duecentesco del Vecchio Continente.

Forte di sessantamila abitanti, Bologna è una delle città europee più popolose. Il dato demografico è accompagnato dal ruolo intellettuale dell’Università di Bologna, fondata nel 1088 nonché primo istituto del genere al mondo, che nel XIII secolo conta un migliaio di studenti.

Sul versante politico ed economico, Bologna è fresca di vittoria a Fossalta (1249) dove le sue truppe guelfe sconfissero i ghibellini modenesi e i soldati di Re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II. Una batosta per entrambe le fazioni in termini di perdite umane. I sostenitori imperiali si sarebbero in seguito insediati in città dando vita a un conflitto civile secolare dissoltosi poco prima della Peste Nera (1348).

La Manomissione a Piazza Maggiore

Nessuna violazione, nessun sabotaggio.
Il 25 agosto 1256 la centralissima piazza Maggiore di Bologna è luogo di un annuncio importante: il Comune notifica ai cittadini la liberazione di circa 6000 servi.

Una spesa non indifferente per le casse comunali che sborsano oltre cinquantamila lire d’argento bolognesi per riscattare i futuri liberti dai loro padroni. Ma il valore economico è nullo rispetto alla missione divina di cui si è incaricata la libera Bologna. Così come si evince dal Liber Paradisus scritto nel 1257 ad imperitura memoria di quest’evento.

LE PORTE DEL PARADISO

Il Liber Paradisus è un memoriale redatto da quattro notai incaricati dal Comune di Bologna. Si compone degli elenchi con i nomi di tutte le famiglie signorili e i servi da loro affrancati (ben 5855). Le liste sono suddivise per quartieri d’appartenenza, quelli di Porta San Procolo, Porta San Pietro, Porta Ravegnana e Porta Stiera.

La valutazione del singolo schiavo varia in base all’età. Il riscatto per i maggiori di 14 anni d’età ammonta a dieci lire, per i minori invece otto lire. Ma il volume non si limita a riportare semplici dati statistici.

All’interno del Liber Paradisus sono presenti le motivazioni che portarono alla scelta della manomissione di massa. In particolar modo i diversi prologhi, in numero di tre, descrivono alla perfezione i sentimenti e le aspirazioni di Bologna Libera, che premette a fondo il pedale dell’egualitarismo e dell’amore cristiano.

Un Paradiso di gioia creò al principio Dio onnipotente; in esso pose l’uomo… donandogli un’assoluta e perenne libertà’ è l’incipit del Liber Paradisus.

Traspare così che pietà umana, volontà di Dio e riscatto del peccato originario sono i principali stimoli per la città ad abolire la schiavitù.

Il primo prologo continua ‘stabilendo che in futuro nessuno che sia oppresso da una qualche forma di servitù osi stabilirsi nella città di Bologna’. E noi prendiamoci la libertà (rimanendo in tema!) di aggiungere ‘stabilendo che nessuno dei nuovi liberti osi stabilirsi al di fuori dalla città di Bologna’. Come affermato nel Liber Paradisus, il valore dei metalli preziosi potrà pure non competere con la libertà individuale. Ma il divieto, fatto passare in secondo piano, per gli affrancati di trasferirsi al di fuori della diocesi bolognese racconta un’altra storia. Una prospettiva politica ed economica secondo cui ora la città ha a disposizione, grazie alla manomissione, quasi seimila nuovi individui da tassare. Che nel precedente stato di servilità erano esenti da qualsiasi imposta. Un’entrata non indifferente.

O almeno questo fu il ragionamento di Manfredo da Marengo e Bonaccorso da Soresina, i podestà di Bologna nel biennio 1256-1257. Il podestà era un ‘politico mercenario’ chiamato dai cittadini alla guida di un Comune affinché organizzasse le attività collettive e, fine ultimo, evitasse un passivo di bilancio nei conti pubblici. Anche a costo di azzardare un’assurda abolizione della schiavitù. Una scommessa che nel caso di Bologna si basava sulla tesi che seimila uomini liberi sarebbero stati più produttivi di seimila servi. Ah, la pietà cristiana!

Curiosità

  • Il precursore del precursore. Nel 960 la promissione ducale di Pietro IV Candiano, ventiduesimo doge della Repubblica di Venezia, vietava il commercio degli schiavi.
  • Paradiso in terra. Ad inizio Duemila nel rione di Bolognina (BO) è stato costruito il Palazzo Bonaccorso, sede degli uffici comunali. Questo grande edificio in vetro, dedicato al podestà Bonaccorso da Soresina, si affaccia su piazza Liber Paradisus.

LINKOGRAFIA – BIBLIOGRAFIA

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